martedì 3 febbraio 2015

Intervista a Vahan Khachatryan, l'arte del fare moda.

A tutti quelli che pensano che il fashion system sia un mondo patinato. A tutti quelli che pensano che disegnare un capo sia una cosa semplice, come si faceva con Gira la Moda, quando bastava girare i cerchi concentrici, stenderci su un foglio e ricalcare con un carboncino l’abbinamento scelto. A tutti quelli che non fanno differenza tra un abito e una pochette perché li credono entrambi, accessori con cui abbellire il corpo. A tutti quelli che pensano che la moda sia solamente quella che sfila in passerella. A tutti quelli che apparire prima di tutto, poi l’essere che ben venga. Io rispondo Vahan Khachatryan, con la speranza che possano recuperare da lui un sano significato di moda.

 Chi è Vahan Khachatryan? Abbiamo provato a fare la domanda al diretto interessato e siamo rimasti sorpresi dall’umiltà con cui ci ha risposto, lui che sa bene quanto nella moda non basti avere un nome comune, ma è necessario legare a quel nome delle abilità eccezionali, una dote immensa ed uno sforzo costante.

“Il mio marchio è nato due anni fa, quando ho deciso di tornare a casa mia in Armenia. Mi sono formato in Italia ma poi ho deciso di abbandonarla, scoraggiato dall' infinito iter burocratico che avrei dovuto superare e dalla critica situazione economica di questo Paese. E poi ho pensato che a casa mi sarei sentito più rilassato. A Yerevan ho cominciato a lanciare le mie prime collezioni e a farmi conoscere fino a quando... eccomi qui! a Roma, a presentare la prima collezione pret-à-porter che sfilerà a marzo a Kiev.”

Ci dice poco di lui, da ragazzo serio e riservato, ma noi lo conosciamo bene e non intendiamo tacere su nessuna delle sue virtù. Vahan nasce a Yerevan, in Armenia, e mostra fin da piccolo uno spiccato interesse per la moda, alimentato dai colori della sua terra e dal mito di suo nonno, pittore famoso che non ha mai potuto conoscere. Decide di spostarsi a Firenze per studiare all’Accademia Italiana. Dopo il diploma lavora come fashion designer presso alcune case di moda tra cui Dolce & Gabbana. Forte della sua esperienza ritorna in Armenia, dove fonda il suo brand e lancia le sue prime collezioni. Conquista star e personaggi famosi e diventa un personaggio di spicco nella sua nazione. A Milano nel corso dell’ultima edizione del Festival della Moda Russa riceve uno special award da BoutiqueN30Milano. Ed oggi eccolo a Roma come international guest per presentare la sua collezione al progetto Room Service di Alta Roma, organizzata dalla talent scout Simonetta Gianfelici.





Abbiamo incontrato Vahan in una delle camere del Rome Marriott Grand Hotel di Via Veneto, sede prescelta dal Room Service che quest’anno giunge alla settima edizione. Sotto i riflettori il Made in Italy, declinato e coniugato nelle forme più pregiate e in modo da fondere insieme perizia artigianale e innovazione creativa. Quindici le camere dell’Hotel allestite da altrettanti stilisti emergenti. E già nei corridoi è possibile cogliere un’atmosfera intima e distesa, capace perfettamente di veicolare un’idea di rapporto diretto e familiare tra stilista e cliente. Capace di ricordarci, cioè, che Alta Moda significa sì lusso ma anche sartorialità ed esclusività. Per questo Room Service incoraggia prodotti di pregiata fattura, materiali accuratamente scelti e forme inedite, ben lontane da quella moda pop, scontata e negligente rispetto ai valori di alta qualità e competenza. Quest’anno Room Service ha deciso di premiare il design d’avanguardia russo e dei Paesi dell’ex Urss, includendo nel team di stilisti prescelti proprio Vahan Khachatryan, figura emergente del fashion system russo e giovane promessa tra le più talentuose a livello internazionale.
Vahan si ispira all’arte armena ed esprime non solo se stesso, ma la sua cultura. Recupera le miniature rinascimentali e le applica su forme e tessuti moderni e giovanili, fondendo in un solo capo passato e presente. Omaggio alla storia e omaggio all’innovazione, Vahan sostiene che la sua sia una forma di gratitudine verso un passato che gli ha permesso di essere ciò che oggi è diventato. Un passato che tutti i giovani dovrebbero riconoscere ed apprezzare.


Hai scelto di ispirarti all’arte rinascimentale armena, e proprio il Rinascimento ha fatto da cornice ai tuoi anni di formazione a Firenze. C'è anche un po' di italianità dunque nelle tue collezioni...   
Vivere a Firenze è un esperienza capace di influenzarti profondamente. Chi nasce lì e vive lì spesso perde di vista il valore supremo racchiuso in questa città. A me invece capitava ogni giorno di uscire di casa e di riflettere sulla storia, sull’arte e sui grandi valori che coglievo da tutto ciò che mi stava attorno. Credo che Firenze sia stato per me una musa a continuo tasso di conduzione. Certamente tutti gli stimoli ricevuti qui, sono riemersi nei miei disegni.

Quali differenze hai trovato tra il fashion world italiano e quello armeno?
 (Ride) Non c’è un fashion world armeno!

Questo è un periodo abbastanza critico per quanto riguarda i rapporti tra la Russia e i Paesi Europei, Italia compresa. Ciononostante la moda permette di superare le barriere politiche, ideologiche ed economiche e creare momenti di incontro e di dialogo costruttivo tra queste due culture. Lo ha dimostrato l’entusiasmo che ha accompagnato il Festival della Moda a Milano e la mostra Treasure of Armenia organizzata per Alta Roma. Quali sono le tue considerazioni in merito a ciò?
Penso che attraverso questi eventi la moda riesca a riconfermare il suo carattere universale e incorrotto. Ci sono forme d’espressione come l’arte o la letteratura, che sono prive di interessi particolari e, messe a disposizione degli altri, possono favorire crescita e progresso. La moda rientra tra queste forme d’espressione e attraverso l’incontro tra stilisti stranieri permette di valorizzare le peculiarità di ognuno.

La realizzazione di una collezione richiede moltissimo tempo ed energia. Quali sono gli step che segui per realizzare una collezione? Hai qualche rito particolare? Un porta Fortuna?
Io lavoro come tutti gli altri e non ho degli ingredienti segreti. E' il piacere che mi guida in questo lavoro, anche se spesso è molto impegnativo per me portarlo avanti. Certo è che il tutto si gioca nel momento in cui si crea in me un’ispirazione. Accade tutto nella mia testa, senza che io possa capire come. Ho capito che i viaggi e le esperienze che ho avuto sono confluiti tutti in un calderone da cui ogni tanto si sprigiona un’idea. E da lì che nascono i miei modelli. Ringrazio anche lo staff che mi accompagna in questo lavoro, dato che sarebbe impossibile per me realizzare tutto da solo. Oggi per rimanere ai margini del fashion world è necessario realizzare almeno due collezioni. Le grandi case di moda arrivano a realizzarne anche quattro. E questo per i più piccoli sarebbe un’impresa sovrumana. Ma grazie alla mia squadra riesco a mantenermi ai ritmi richiesti.

Hai realizzato abiti ed outfit per le più importanti star armene. Quale personaggio famoso italiano ti piacerebbe vestire?
L’esperienza mi porta a credere che non è l’immagine della persona che indossa un tuo modello a renderlo importante ma la gratitudine che dimostra. Ho avuto molti clienti e tra tutti questi mi ha reso felice chi mi ha mostrato maggiore riconoscenza. Perché è da li che capisci se il cliente ha apprezzato davvero la tua creazione e non la indossa per semplice apparenza. Se proprio dovessi scegliere un personaggio italiano però scelgo la modella Mariacarla Boscono, che io adoro.

Allora azzardiamo a chiederti anche il nome di un personaggio straniero!
Vale lo stesso. Mi auguro essenzialmente che tutti possano apprezzare i miei capi. Però... vedere Christina Aguilera indossare uno dei miei abiti sarebbe davvero il top! Certo sarebbe una cosa molto insolita, considerato che abbiamo stili molto differenti.

Piccola curiosità: che effetto ti ha fatto vedere uno dei tuoi capi pubblicato sell’IG ufficiale di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia?
Ho sempre pensato che uno stilista raggiunge l’apice della sua carriera una volta occupata una pagina di Vogue. Quando è capitato a me, davvero mi sono sentito al culmine della felicità. Soltanto dopo ho capito che la strada per me continuava e bisognava raggiungere altri obiettivi.

Progetti e sogni nel cassetto?
La linea di pret-à-porter che sto per lanciare è per me un progetto molto importante che sto portando avanti con estremo entusiasmo e impegno. Spero che questo mi dia la possibilità di raggiungere nuovi mercati e emergere al di fuori dall’ambito nazionale. Per adesso lavorerò molto su questo. Per il resto preferisco lasciare segreti i miei sogni nel cassetto... sono scaramantico!

Altaroma quest’anno sostiene il cosidetto Ethical Fashion, un modo di fare moda sostenibile, responsabile ed equamente condivisibile, sensibile quindi alle ricadute ambientali e alle realtà più sfavorite. Tu vieni da una nazione ancora in fase di decollo, in questo settore.
L’ethical fashion è un valore molto importante per me. Soprattutto oggi con l’imporsi dei prodotti cinesi che i consumatori scelgono per il basso costo trascurando i materiali e le condizioni di produzione. Dico questo non per schierarmi contro una nazione, ma contro un sistema di produzione non sano. Io lavoro con artigiani italiani perché mi piace incoraggiare il lavoro creativo e sapiente, le abilità manuali e la tecnica. Sono queste per me le prerogative che rendono un prodotto qualitativamente inedito ed eccellente.

Vahan Khachatryan ci insegna che disegnare un abito è una vera e propria arte legata a valori molto profondi. Osservando le sue collezioni è possibile cogliere sempre l’estremo tentativo di congiungere e attenuare matrici ispirative differenti:  tradizione e arte del passato, eleganza e avanguardia del presente. Nell’incontro ossimorico di queste due spinte si realizza il concetto di Alta moda di Vahan, una moda sofisticata e colta, ricercata e intransigente, nei tagli e nelle forme, come nei colori. Una moda che non è semplice apparire, ma soprattutto essere e saper esserci.

Marilea

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