A tutti quelli che
pensano che il fashion system sia un mondo patinato. A tutti quelli che pensano
che disegnare un capo sia una cosa semplice, come si faceva con Gira la Moda,
quando bastava girare i cerchi concentrici, stenderci su un foglio e ricalcare con un
carboncino l’abbinamento scelto. A tutti quelli che non fanno differenza tra un abito e
una pochette perché li credono entrambi, accessori
con cui abbellire il corpo. A tutti quelli che pensano che la moda sia
solamente quella che sfila in passerella. A tutti quelli che apparire prima di
tutto, poi l’essere che ben venga. Io rispondo Vahan Khachatryan, con la
speranza che possano recuperare da lui un sano significato di moda.
Chi è Vahan Khachatryan? Abbiamo provato a
fare la domanda al diretto interessato e siamo rimasti sorpresi
dall’umiltà con cui ci ha risposto, lui che sa bene quanto nella moda non basti
avere un nome comune, ma è necessario legare a quel nome delle abilità
eccezionali, una dote immensa ed uno sforzo costante.
“Il mio marchio è
nato due anni fa, quando ho deciso di tornare a casa mia in Armenia. Mi sono
formato in Italia ma poi ho deciso di abbandonarla, scoraggiato dall' infinito
iter burocratico che avrei dovuto superare e dalla critica situazione economica
di questo Paese. E poi ho pensato che a casa mi sarei sentito più rilassato. A Yerevan ho cominciato a
lanciare le mie prime collezioni e a farmi conoscere fino a quando... eccomi
qui! a Roma, a presentare la prima collezione pret-à-porter che sfilerà a marzo
a Kiev.”
Ci dice poco di
lui, da ragazzo serio e riservato, ma noi lo conosciamo bene e non intendiamo tacere su nessuna delle sue virtù. Vahan nasce a Yerevan, in Armenia, e
mostra fin da piccolo uno spiccato interesse per la moda, alimentato dai colori
della sua terra e dal mito di suo nonno, pittore famoso che non ha mai potuto
conoscere. Decide di spostarsi a Firenze per studiare all’Accademia Italiana. Dopo il diploma lavora come fashion designer presso alcune case
di moda tra cui Dolce & Gabbana. Forte della sua esperienza ritorna in Armenia, dove fonda il suo brand e lancia le sue prime collezioni. Conquista star e personaggi
famosi e diventa un personaggio di spicco nella sua nazione. A Milano
nel corso dell’ultima edizione del Festival della Moda Russa riceve uno special
award da BoutiqueN30Milano. Ed oggi eccolo a Roma come international guest per
presentare la sua collezione al progetto Room Service di Alta Roma, organizzata dalla
talent scout Simonetta Gianfelici.
Abbiamo incontrato
Vahan in una delle camere del Rome Marriott Grand Hotel di Via Veneto, sede prescelta dal Room Service che quest’anno giunge alla settima
edizione. Sotto i riflettori il Made in Italy, declinato e coniugato nelle
forme più pregiate e in modo da fondere insieme perizia
artigianale e innovazione creativa. Quindici le camere dell’Hotel allestite da
altrettanti stilisti emergenti. E già nei corridoi è possibile cogliere un’atmosfera intima e distesa, capace perfettamente di veicolare un’idea
di rapporto diretto e familiare tra stilista e cliente. Capace di ricordarci,
cioè, che Alta Moda significa sì lusso ma anche sartorialità ed esclusività. Per questo
Room Service incoraggia prodotti di pregiata fattura, materiali
accuratamente scelti e forme inedite, ben lontane da quella moda pop, scontata
e negligente rispetto ai valori di alta qualità e competenza. Quest’anno Room
Service ha deciso di premiare il design d’avanguardia russo e dei Paesi dell’ex
Urss, includendo nel team di stilisti prescelti proprio Vahan Khachatryan, figura
emergente del fashion system russo e giovane promessa tra le più talentuose a
livello internazionale.
Vahan si ispira all’arte armena ed esprime non solo
se stesso, ma la sua cultura. Recupera le miniature rinascimentali e le applica
su forme e tessuti moderni e giovanili, fondendo in un solo capo passato e
presente. Omaggio alla storia e omaggio all’innovazione, Vahan sostiene che la
sua sia una forma di gratitudine verso un passato che gli ha permesso di essere
ciò che oggi è diventato. Un passato che tutti i giovani dovrebbero riconoscere
ed apprezzare.
Hai scelto
di ispirarti all’arte rinascimentale armena, e proprio il Rinascimento ha fatto
da cornice ai tuoi anni di formazione a Firenze. C'è anche un po' di italianità dunque nelle tue collezioni...
Vivere a Firenze è un esperienza capace di influenzarti profondamente. Chi nasce lì e vive lì spesso perde di vista il valore supremo
racchiuso in questa città. A me invece capitava ogni giorno di uscire di casa e
di riflettere sulla storia, sull’arte e sui grandi valori che coglievo da
tutto ciò che mi stava attorno. Credo che Firenze sia stato per me una musa a
continuo tasso di conduzione. Certamente tutti gli stimoli ricevuti qui, sono riemersi nei miei
disegni.
Quali differenze
hai trovato tra il fashion world italiano e quello armeno?
(Ride) Non c’è un fashion world armeno!
Questo è un periodo
abbastanza critico per quanto riguarda i rapporti tra la Russia e i Paesi
Europei, Italia compresa. Ciononostante la moda permette di superare le
barriere politiche, ideologiche ed economiche e creare momenti di incontro e di
dialogo costruttivo tra queste due culture. Lo ha dimostrato l’entusiasmo che
ha accompagnato il Festival della Moda a Milano e la mostra Treasure of Armenia
organizzata per Alta Roma. Quali sono le tue considerazioni in merito a ciò?
Penso che attraverso questi eventi la moda riesca
a riconfermare il suo carattere universale e incorrotto. Ci sono forme d’espressione
come l’arte o la letteratura, che sono prive di interessi particolari e, messe a
disposizione degli altri, possono favorire crescita e progresso. La moda rientra tra queste forme d’espressione
e attraverso l’incontro tra stilisti stranieri permette di valorizzare le
peculiarità di ognuno.
La realizzazione di
una collezione richiede moltissimo tempo ed energia. Quali sono gli step che
segui per realizzare una collezione? Hai qualche rito particolare? Un porta
Fortuna?
Io lavoro come tutti gli altri e non ho degli
ingredienti segreti. E' il piacere che mi guida in questo lavoro, anche se
spesso è molto impegnativo per me portarlo avanti. Certo è che il tutto si
gioca nel momento in cui si crea in me un’ispirazione. Accade tutto nella mia
testa, senza che io possa capire come. Ho capito che i viaggi e le esperienze
che ho avuto sono confluiti tutti in un calderone da cui ogni tanto si
sprigiona un’idea. E da lì che nascono i miei modelli. Ringrazio anche lo staff che mi
accompagna in questo lavoro, dato che sarebbe impossibile per me realizzare
tutto da solo. Oggi per rimanere ai margini del fashion world è necessario
realizzare almeno due collezioni. Le grandi case di moda arrivano a realizzarne
anche quattro. E questo per i più piccoli sarebbe un’impresa sovrumana. Ma grazie alla mia squadra riesco a mantenermi ai ritmi richiesti.
Hai realizzato
abiti ed outfit per le più importanti star armene. Quale personaggio famoso italiano
ti piacerebbe vestire?
L’esperienza mi porta a credere che non è l’immagine
della persona che indossa un tuo modello a renderlo importante ma la
gratitudine che dimostra. Ho avuto molti clienti e tra tutti questi mi ha reso
felice chi mi ha mostrato maggiore riconoscenza. Perché è da li che capisci se
il cliente ha apprezzato davvero la tua creazione e non la indossa per semplice
apparenza. Se proprio dovessi scegliere un personaggio italiano però scelgo la
modella Mariacarla Boscono, che io adoro.
Allora azzardiamo a
chiederti anche il nome di un personaggio straniero!
Vale lo stesso. Mi auguro essenzialmente che tutti
possano apprezzare i miei capi. Però... vedere Christina Aguilera indossare uno
dei miei abiti sarebbe davvero il top! Certo sarebbe una cosa molto insolita,
considerato che abbiamo stili molto differenti.
Piccola curiosità:
che effetto ti ha fatto vedere uno dei tuoi capi pubblicato sell’IG ufficiale
di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia?
Ho sempre pensato che uno stilista raggiunge l’apice
della sua carriera una volta occupata una pagina di Vogue. Quando è capitato a
me, davvero mi sono sentito al culmine della felicità. Soltanto dopo ho capito
che la strada per me continuava e bisognava raggiungere altri obiettivi.
Progetti e sogni
nel cassetto?
La linea di pret-à-porter che sto per lanciare è per
me un progetto molto importante che sto portando avanti con estremo entusiasmo
e impegno. Spero che questo mi dia la possibilità di raggiungere nuovi mercati
e emergere al di fuori dall’ambito nazionale. Per adesso lavorerò molto su
questo. Per il resto preferisco lasciare segreti i miei sogni nel cassetto...
sono scaramantico!
Altaroma quest’anno
sostiene il cosidetto Ethical Fashion, un modo di fare moda sostenibile, responsabile
ed equamente condivisibile, sensibile quindi alle ricadute ambientali e alle
realtà più sfavorite. Tu vieni da una nazione ancora in fase di decollo, in
questo settore.
L’ethical fashion è un valore molto importante per
me. Soprattutto oggi con l’imporsi dei prodotti cinesi che i consumatori
scelgono per il basso costo trascurando i materiali e le condizioni di
produzione. Dico questo non per schierarmi contro una nazione, ma contro un
sistema di produzione non sano. Io lavoro con artigiani italiani perché
mi piace incoraggiare il lavoro creativo e sapiente, le abilità manuali e la
tecnica. Sono queste per me le prerogative che rendono un prodotto
qualitativamente inedito ed eccellente.
Vahan Khachatryan
ci insegna che disegnare un abito è una vera e propria arte legata a valori
molto profondi. Osservando le sue collezioni è possibile cogliere sempre l’estremo
tentativo di congiungere e attenuare matrici ispirative differenti: tradizione e arte del passato, eleganza e
avanguardia del presente. Nell’incontro ossimorico di queste due spinte si
realizza il concetto di Alta moda di Vahan, una moda sofisticata e colta, ricercata
e intransigente, nei tagli e nelle forme, come nei colori. Una moda che non è
semplice apparire, ma soprattutto essere e saper esserci.
Marilea
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